sabato 31 gennaio 2015
mercoledì 14 maggio 2014
Intervento al concerto del primo maggio a Lavis (2014) - Omaggio a Rino Gaetano
Video registrato a Lavis in occasione della festa del lavoro.
https://www.youtube.com/watch?v=SaZALWuyVuY&list=UU-Kq192jo-8erBi6B-JZ_LA
https://www.youtube.com/watch?v=SaZALWuyVuY&list=UU-Kq192jo-8erBi6B-JZ_LA
domenica 19 gennaio 2014
Presentazione poetica mostra pittorica di Antonello Serra "Segni", Mart - aprile 2011
consegno al viola della
dulcamara;
s'accorda l'alito
con la dolciamara terra
che in bocca rattengo:
or tutto m'assomiglia,
la pietra ed i suoi
segni,
il camminamento dietro
la tela,
il tango dei colori
quando di bianco si
veste la sera.
Basterebbero questi miei
versi, dedicati all'artista, per descrivere l'emozione che provo
ogniqualvolta davanti alle tele di Antonello Serra. L'amicizia che
oramai ci lega da qualche anno, si ravviva in quella sua espressività
profonda, accentata dalle sue forme surreali, e che ritroviamo in
questo piacevole apnoico galleggiare fra la sua arte. Onde
emozionali, perché anche di questo si vive oggi come ieri, onde che
fluttuano nelle mie calanche ispiratrici e che mi riportano ad un
lontano 1974. Vi dirò, leggendole, poche cose, ma che ritengo
significative, in modo da non rubarvi oltremodo tempo al vostro
personale viaggio nell'arte di Antonello.
Eravamo rimasti al 1974,
ed esattamente la sera del 7 febbraio 1974, in quell'occasione la RAI
trasmise un nuovo, breve documentario della serie “Io e ...”,
intitolato “Pasolini e...la forma della città”, a cura di Paolo
Brunatto. Nella parte finale del documentario, dopo aver con
inquietudine camminato tra le dune di Sabaudia, Pasolini si fermò e
guardò tutti noi, spettatori di ieri e di oggi, consegnando alla
telecamera del regista un volto sofferto e scavato ma non sparuto
nella sua forza espressiva, e lì con sincerità e drammaticità
disarmanti, denunciò l'appiattimento culturale, la devastazione
estetica e l'imbarbarimento civile a cui ci avrebbe inevitabilmente
portato la società dei consumi concepita dalla repubblica
post-fascista e in generale da tutti i “regimi democratici”
contemporanei.
Qualcuno di voi starà
pensando, cosa ci azzecca Pasolini con questo, come dice il critico
d'arte Fiorenzo Degasperi, “pellegrinaggio visivo nell'immaginario
collettivo dei sardi” questo recupero che Antonello fa di pratiche,
credenze, tradizioni giunte fino a noi a
partire dal neolitico, ed incise nelle pietre dei nuraghi o fuse nei
bronzetti,
ebbene, nel 1975, Pasolini
incontrando i giovani, denunciava un fenomeno che sempre più si
stava allargando, il cosiddetto edonismo consumistico, che rischiava
di portare a una mutazione antropologica dei nostri giovani. I
giovani che perdevano le loro radici culturali dimenticavano quei
valori umani che il capitalismo e il consumismo moderni nel tempo
hanno contribuito a decostruire e a negare. “Il genocidio
culturale” dei nostri giovani di cui parla Pasolini è la rinuncia
alla storia, alla conoscenza, alle radici, al sapere, in vista
dell'avvento di un sistema solo ed esclusivamente economico. Un
genocidio continua Pasolini in cui i figli dei contadini e degli
operai rinnegheranno le proprie radici, se ne vergogneranno,
aspirando sdegnosamente a partecipare e a far parte di un'altra
cultura; quella borghese. E fu la perdita dell'identità l'assassinio
della varietà culturale del nostro tessuto sociale. Ecco allora
vedete, quanto sia importante oggi il lavoro artistico di Antonello e
di chi come lui abbevera il presente con la fame di conoscenza delle
proprie radici e così ne dà una ragione di esistenza proiettandolo
verso il futuro. Il genocidio pasoliniano ha trovato oggi un altro
grande alleato, la
chirurgia estetica contro l’invecchiamento sta portando verso una
“cancellazione” del volto adulto, e quindi della sua storia e del
suo passato. E forse anche delle sue relazioni sociali.
Ora
concludo questo mio intervento, abbracciando per il momento
virtualmente il mio amico Antonello, ringraziandolo per avermi
ospitato a questa sua nuova personale pittorica, ringraziando la
signora Antonella Corrain della biblioteca di Rovereto, che tra le
altre cose mi ospiterà nella giornata del 29 aprile, sempre
all'interno della personale di Antonello, alle ore 18.00 per un
percorso fra le pieghe del mio ultimo lavoro poetico “La pietra di
San Martino” accompagnato dalle aree musicali originali di Marco
Latino, in un viaggio fra la Trento del 1949.
Vi
lascio ora con i versi poetici di Pasolini ed esattamente la VI
stanza del “Il pianto della scavatrice” (1956) tratto da “Le
ceneri di Gramsci”.
http://www.youtube.com/watch?v=ouQzxuU07v8
http://www.youtube.com/watch?v=ouQzxuU07v8
giovedì 9 giugno 2011
lunedì 2 maggio 2011
venerdì 8 aprile 2011
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